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mercoledì 21 marzo 2018

Colonnelli - Come Dio Comanda

#PER CHI AMA: Thrash/Groove, IN.SI.DIA
Dopo il successo rimediato (anche su queste pagine) nel 2015 con il debutto 'Verrà la Morte e avrà i Tuoi Occhi', tornano i toscani Colonnelli con un altro potentissimo esempio di thrash arricchito di groove come in Italia siamo soliti produrre. Questo in soldoni 'Come Dio Comanda' (chissà se ci sono poi delle interconnessioni con il libro omonimo di Ammaniti o il film di Salvadores): 11 tiratissimi pezzi a cavallo tra il sound dei nostrani IN.SI.DIA e quello prodotto nella Bay Area da tizi del calibro di Testament e ultimi Metallica, tanto per citare un paio di nomi a caso. Parte la brevissima intro ed è già tempo delle ritmiche infuocate di "Amleto", song che non arriva nemmeno ai tre minuti ma che ha quella giusta tensione per tirarti dentro al vortice creato dai tre ragazzoni di Grosseto che, sfruttando l'utilizzo della lingua italica, hanno di sicuro parecchio appeal all'interno dei confini nazionali. Sfibrato dal primo assalto, ecco giungere la title track, grossa e incazzata a livello ritmico ma con l'approccio vocale che a me continua a ricordare i bresciani IN.SI.DIA. Non male i cori, ancor meglio la caustica componente solistica, peccato solo per la durata esigua inferta dalle acuminate sei corde. La scelta di offrire pezzi di breve durata riguarda un po' tutti i brani: dai tre minuti scarsi della dinamitarda "V.M. 18", ai tre e mezzo della più ritmata "Festa Mesta" (peraltro cover dei Marlene Kuntz, ormai datata 1994) che è stata peraltro il singolo apripista dell'album, lo scorso agosto 2017. Una sola eccezione per ciò che concerne le durate, quella della conclusiva "Lochness", che in ben oltre otto minuti, mostra una veste inizialmente più controllata e decisamente alternativa per Leo Colonnelli e soci, ma che poi si lancia in una coda assai feroce che trova un punto di interruzione in una trentina di secondi che precedono una sorta di ghost track autocelebrativa. Mi fa sorridere la scelta di alcuni titoli dei brani: "Sangue ad Alti Ottani" ad esempio, dove il testo recita "ho bisogno di te sabato sera per picchiarti a sangue o macchiar le lenzuola", in un qualche modo mi riporta indietro di una buona ventina d'anni. Ancora, "Demoni e Viscere" o "Il Blues del Macellaio" denotano una certa originalità e ricercatezza a livello di liriche. La musica continua poi con quel suo sostrato thrash metal, su cui si stagliano virate di tempi, rasoiate solistiche e ritornelli ruffiani, per un album che alla fine sembra suonare senza tempo. (Francesco Scarci)

((R)esisto Distribuzione - 2018)
Voto: 75

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